Una rete di scuole primarie filosofiche sul territorio della città di Bologna!
Perché anche i/le più piccoli/e pensano e vale la pena ascoltarli e guidarli nel mondo dei pensieri!
L’obiettivo del progetto è che queste scuole “avanguardiste” diventino dei poli virtuosi dove il dialogo, il porre domande e la riflessione condivisa entrino in classe in modo permanente, offrendo un’esperienza che possa essere d’esempio per l’avvio di nuovi percorsi che introducano la pratica della filosofia nella didattica.
Con il supporto di Generas Foundation, grazie ai finanziamenti del progetto Edunauta, Filò ha potuto dare avvio a un progetto di dialogo filosofico in 5 classi di 5 scuole primarie della città.
Per il secondo anno si riconferma il sostegno di Generas Foundation che tramite il progetto Edunauta, sostiene Filò e la sua mission!
Quest’anno il progetto prevede la partecipazione di 10 classi in 5 scuole primarie di Bologna e dintorni. In particolare: IC3; IC15; IC17; IC 19; IC 20
Il sostegno della fondazione ci ha permesso inoltre di organizzare un corso gratuito alle pratiche filosofiche per gli/le insegnanti della classi coinvolte e due incontri laboratoriali per classe per i genitori che vengono coinvolti attivamente nella costruzione dei percorsi!
PERCHÉ?
La nostra proposta nasce dalla constatazione dell’emergenza educativa in atto in questi anni all’interno del mondo della scuola. Sappiamo che oggi i bambini hanno una diminuita capacità di attenzione, difficoltà nella comprensione dei concetti e, frequentando contesti che il più delle volte sono valutativi, sempre meno occasioni di confronto libero. Inoltre, l’esperienza di distanziamento e reclusione vissuta durante il 2020 e 2021, i cui effetti sono ancora visibili, ha aggravato equilibri già compromessi: i bambini oggi fanno più fatica a confrontarsi e a passare insieme del tempo di qualità.
La nostra esperienza ci mostra, inoltre, che i loro interrogativi sono numerosi, così come la loro necessità di confrontarsi e domandare, a volte proprio nella stessa forma delle grandi domande della filosofia: sul senso dell’esistenza, del proprio io, delle relazioni con gli altri e del posto che occupiamo nel mondo.
Il bisogno principale a cui dunque vogliamo rispondere è quello della mancanza di spazi aperti di dialogo, in cui bambine e bambini possano esprimere le proprie idee e condividere i propri dubbi e incertezze, imparando, al tempo stesso, ad ascoltare e riflettere nel confronto con i compagni.
COME?
Ogni classe seguirà un percorso, che si svilupperà su 3-4 mesi, di 12 ore totali.
Guidati dai nostri esperti i bambini e le bambine avranno a disposizione uno “spazio-tempo” diverso dal solito, in cui far emergere le loro grandi domande e confrontarsi con i compagni, lavorando sui pensieri e allenando abilità cognitive, relazionali, etiche e creative.
Nel cerchio impareranno ad ascoltare e a prendere la parola, conosceranno meglio i loro compagni, impareranno a costruire un buon ragionamento, acquisiranno familiarità con le proprie emozioni.
Gli esperti proporranno storie, esperienze di gioco e/o di movimento, video e altri possibili stimoli, toccando i temi sentiti come più urgenti dai bambini.
I percorsi sono pensati ad hoc per la classe, in linea con i bisogni emersi negli incontri dedicati ai genitori e con il coinvolgimento degli insegnanti in co-progettazione.
Il progetto prevede inoltre l’accompagnamento degli insegnanti al mondo delle pratiche filosofiche con un corso pensato per loro, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione didattica, fornendo ai docenti le conoscenze e le competenze per gestire in autonomia laboratori di dialogo filosofico, in modo da rendere stabile e continuativa la pratica della filosofia a scuola.
Ogni nostro percorso è stato costruito ad hoc per le esigenze sia cognitive che relazionali della classe, perché questi sono i due assi su cui si lavora con lo strumento del dialogo filosofico. Descrivere quindi un percorso di dialogo filosofico è a maggior ragione complicato.
Vi raccontiamo dunque alcuni dei nostri laboratori!
Uno dei nostri preferiti è quello relativo alla “Grande Domanda”.
Perché siamo qui?
Domanda difficile… E difficile qui non significa solo che è cognitivamente difficile trovare una risposta soddisfacente, che non si contraddica. Difficile è anche ciò che accade a livello emotivo quando, con autenticità, ci chiediamo: che senso ha la mia vita? Cosa devo fare qui sulla terra?
A maggior ragione ci sembra allora importante accompagnare bimbe e bimbi in quel posto “scomodo” che è il luogo delle domande di senso.
Un secondo laboratorio che proponiamo spesso alle piccole menti curiose che incontriamo ha radici antichissime… ci riporta all’Atene del V secolo a.C., un’Atene che, tra gli altri personaggi, vede muoversi per le sue strade anche Socrate.
Secondo Socrate scopo della filosofia era quello di aiutare l’uomo a divenire chiaro a se stesso, cioè portarlo verso la conoscenza di sé. Conoscersi è per Socrate fondamentale per tracciare quel limite che mi divide dall’altr* e quindi definire di conseguenza come è bene comportarsi reciprocamente.
“Conosci te stesso!”: questa la massima con cui Socrate passa poi alla storia. A noi piace sostituire il punto esclamativo con un punto di domanda: Conosci te stesso?
Chiediamo spesso ai/alle bimb* con cui dialoghiamo che cosa rende noi proprio noi, come facciamo a conoscerci e come possono aiutarci gli/le altr*.
È sulla linea della relazione con l’altr* che si gioca la gran parte della vita di un essere umano. Lavoriamo in gruppo, costruiamo famiglie, ci associamo in squadre sportive… Sembra che non riusciamo proprio a fare a meno degli/delle altr*! Insomma: siamo animali sociali.
Eppure… quello è anche il luogo in cui nascono la maggior parte dei nostri problemi: incomprensione, rabbia, frustrazione, liti. Stare con gli/le altr* è complicato.
In questo luogo emergono domande etiche, politiche, psicologiche: Come ci dobbiamo relazionare? Come faccio a rimanere me stess* quando intorno gli altri mi chiedono di “migliorare”? Come mai si litiga e cosa succede quando litighiamo? Riusciremo mai a costruire un mondo dove non esiste la guerra?
Bimbe e bimbi hanno ben presente la profondità del problema. Vivono anche loro, ogni giorno, le problematiche legate al lavorare in un gruppo. A volte bisogna fermarsi perché non tutt* hanno capito la consegna e ci tocca annoiarci nell’attesa, altre volte ci si sente esclus*, altre volte ancora non ci si riesce a mettere d’accordo e finisce che qualcun* piange.
Molto spesso l’ultimo dei nostri laboratori è quello dedicato all’isola di Utopia. Costruiamo insieme, a partire da quello che abbiamo imparato sulle emozioni e gli/le altr*, un mondo diverso, un mondo migliore: il nostro mondo ideale.
Ma perché mai dovremmo spingere bimbe e bimbi e immaginare qualcosa che è irrealizzabile per principio?! Utopia significa infatti “buon non luogo”: l’utopia non c’è, non ci sarà mai.
“Il motivo per cui immaginiamo le utopie è per poter individuare un punto sulla bussola che ci orienti nel corso dei nostri viaggi. Senza utopia siamo persi, viaggiamo senza una direzione.” Diceva Steve Lambert ed è lo stesso principio con cui lavoriamo anche noi: forse è irrealizzabile, ma vale la pena pensarci.
Abbiamo quindi chiesto a bimbe e bimbi di immaginare e costruire il loro mondo ideale, le loro case, le loro regole su un’immaginaria “terra vergine”.
Forse il commento che ci ha colpito di più è stato quello di un bimbo di 7 anni: “Fare in modo che quest’isola sia la più bella che puoi immaginare? Dovremmo andarcene allora, noi esseri umani sporchiamo tutto! Almeno quest’isola lasciamola pulita, è già perfetta!”
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